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Instrumental Duet Guitar,High Voice,Instrumental Duet - Digital Download SKU: A0.999381 Composed by Janilson fialho. Contemporary,Standards. Score and parts. 3 pages. Janilson Fialho #6479357. Published by Janilson Fialho (A0.999381). O Teatro do absurdo foi a designação criada em 1961 pelo crítico húngaro radicado na Inglaterra, Martin Esslin (1918-2002), tentando sintetizar uma definição que agrupasse as obras de dramaturgos de diversos países, as quais, apesar de serem completamente diferentes em suas formas, tinham como ponto central o tratamento inusitado de aspectos inesperados da vida humana. Essas obras estavam focadas em questões existencialistas e tentavam expressar o que acontece quando a existência humana é tida como sem sentido ou sem propósito, resultando na dissolução das comunicações. (Wikipédia) A Cantora Careca, de Eugêne Ionesco(1909 - 1994), é Comédia em um único ato, escrita em 1949 foi o primeiro texto do dramaturgo francês. A Cantora Careca, foi criada a partir de um livro-texto para o ensino da língua inglesa, onde mostrava um casal conversando diálogos absurdos. Altamente irônico, o texto conservou também o absurdo nos diálogos, marcados por clichês e futilidades. Os absurdos nas conversas levam os seis personagens, à completa incomunicabilidade, através do diálogo ininteligível. O foco central da peça é a linguagem, fazendo uma referência a um tenebroso futuro para as relações humanas, e consequentemente da comunicação: a impossibilidade de diálogo entre as pessoas. Aqui o violão não é só um simples acompanhante, existe uma conversa entre essas duas sonoridades sem a presença de palavras, talvez seja esse o dialogo absurdo que vc não vai entender, aliás, acho interessante que essa canção não vai ofender ninguém.
A bela canção da cantora careca, Opus 17

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Choral Choir (SATB) - Digital Download SKU: A0.828714 Composed by Leonardo Leo. Arranged by Guido Menestrina. A Cappella,Baroque,Sacred. Octavo. 23 pages. Guido Menestrina #481065. Published by Guido Menestrina (A0.828714). Leonardo Leo - Dixit Dominus a 2 cori, 1741, Secondo movimento Transcribed by Guido Menestrina Celebre compositore e capostipite della bella scuola napoletana del XVIII secolo, nacque a San Vito degli Schiavoni, presso Brindisi, in provincia di Terra d'Otranto. De Leo avrebbe compiuto i suoi studi musicali al conservatorio della Pietà dei Turchini, sotto la direzione di Nicola Fago, soprannominato il tarentino[1]. Girolamo Chigi, maestro di Cappella di San Giovanni in Laterano, allievo e amico di Pitoni, dice che de Leo si recò a Roma e che vi studiò il contrappunto sotto la guida di questo sapiente maestro. Di ritorno a Napoli, de Leo ottenne il posto di secondo maestro al conservatorio della Pietà. Nel 1716 fu nominato organista della cappella reale e l'anno successivo venne designato per occupare il posto di maestro di cappella della chiesa di Santa Maria della Solitaria, per la quale scrisse molta musica. Nel 1719 fece rappresentare la Sofonisba, sua prima opera seria che fu ben accolta e in cui il carattere espressivo del suo talento si faceva già notare. I biografi che sostengono abbia insegnato al conservatorio di Loreto s'ingannano, fu infatti prima al conservatorio della Pietà, poi a quello di Sant'Onofrio, dove ebbe per allievi alcuni dei compositori più illustri del XVIII secolo, come Jommelli e Piccinni. Non morì nel 1743, come dice lo stesso Piccinni, in una breve notizia biografica sul suo maestro, né nel 1742 come afferma Burney, ma nel 1744. Il marchese di Villarosa, riferisce che de Leo sarebbe stato colpito da apoplessia, mentre era intento a scrivere un'aria buffa de La finta frascatana che comincia con queste parole: Voi par che gite/di palo in frasca. Lo si trovò con la testa appoggiata sul suo clavicembalo e si credette, in un primo momento che dormisse, ma in realtà aveva già cessato di vivere. Leo era di taglia media, colorito bruno, occhio vivo e temperamento ardente. Sebbene fosse abitualmente piuttosto serioso, non mancava di urbanità e gentilezza. Infaticabile nella professione, passava spesso la maggior parte delle notti a comporre e si trovava sempre in vena- Amava le sue opere, ma rendeva giustizia al merito dei suoi rivali quando occorreva. Morì rimpianto da tutti, lasciando a lungo il ricordo di sé e delle sue opere, nonché della scuola di cui fu uno dei fondatori. Considerazioni sull'artista Leo condivide col suo predecessore Alessandro Scarlatti e i contemporanei Nicola Porpora, Francesco Durante e Francesco Feo, la gloria di aver fondato la scuola di Napoli, da cui sono usciti, durante tutto un secolo, una moltitudine di compositori drammatici di prim'ordine. Egli stesso fu non soltanto un grande professore, ma un artista dei più dotati. La sua musica da chiesa non ha meno maestà di quella di Durante, tocca il cuore e fa nascere degli slanci di tenera devozione. Il suo Miserere a due cori è una composizione tanto notevole per l'elevatezza dei sentimenti che l'hanno dettata, quanto per la purezza di stile in cui si riconoscono le tracce della scuola cantoria romana in cui studiò. Nella sua musica sacra nello stile accompagnato e concertato, de Leo conserva la semplicità e si fa ammirare per la bellezza dell'espressione, come l'Ave Maris Stella per voce di soprano e orchestra o il Credo a quattro. Egualmente notevole nel genere teatrale, de Leo è sempre nobile, spesso patetico e appassionato ed è con questi mezzi, molto semplici, che perviene a grandi effetti. Piccinni fa i più grandi elogi alle sue opere, e cita in particolare l'aria Misero pargoletto da Demoofonte come modello di espressione drammatica, quest'aria è, in effetti, della più grande bellezza, anche Arteaga è prodigo di elogi verso questo musicista Segui lo spartito qui/Follow the score here: https://www.youtube.com/watch?v=vqOa9skJg5o.
Leonardo Leo - Dixit Dominus a 2 cori, 1741, Secondo movimento
Chorale SATB

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Woodwind Ensemble,Woodwind Quintet A Clarinet,Bassoon,Flute,Horn,Oboe - Level 4 - Digital Download SKU: A0.1490900 Composed by Giuseppe Verdi. Arranged by Vittorio Tamburrano. 19th Century,Classical,Opera,Romantic Period. 52 pages. Vittorio Tamburrano #1067685. Published by Vittorio Tamburrano (A0.1490900). La trascrizione per quintetto di fiati della sinfonia Giovanna d'Arco nasce dall'esigenza di adattare l'opera per una formazione cameristica, mantenendo l'essenza drammatica e l'intensità dell'originale orchestrale. La sinfonia è stata trascritta per flauto, oboe, clarinetto, fagotto e corno. Ogni strumento è stato scelto per le sue capacità espressive e tecniche, permettendo una riproduzione fedele delle linee melodiche e armoniche. - *Flauto*: assegnato alle parti più leggere e agili, mantiene la brillantezza delle melodie principali e aggiunge colore nelle sezioni più drammatiche.- *Oboe*: utilizzato per il suo timbro caldo e penetrante, prende spesso le parti liriche e sostenute, evocando la forza interiore di Giovanna.- *Clarinetto*: grazie alla sua estensione e flessibilità, il clarinetto copre un ampio range, passando dalle tonalità più gravi e scure alle più acute e brillanti.- *Fagotto*: il fagotto dona profondità e gravità, spesso impiegato per sottolineare i momenti più cupi e solenni della sinfonia.- *Corno*: essenziale per ricreare la potenza e il carattere eroico della musica, il corno fornisce supporto armonico e contrappuntistico, oltre a enfatizzare i momenti più epici.La trascrizione tiene conto delle peculiarità timbriche di ciascuno strumento, adattando le dinamiche originali per sfruttare al meglio le caratteristiche del quintetto di fiati. Ad esempio, passaggi che nell'orchestra originale coinvolgono sezioni intere di archi sono stati ridistribuiti tra gli strumenti a fiato per garantire chiarezza e equilibrio sonoro. Una delle principali sfide è stata quella di mantenere l'intensità orchestrale nella riduzione per soli cinque strumenti. Questo è stato raggiunto attraverso l'uso di contrappunti interni, dinamiche ben calibrate e l'attenta gestione delle articolazioni, che permettono di ricreare l'impatto emotivo dell'originale. La trascrizione per quintetto di fiati della sinfonia Giovanna d'Arco offre una nuova prospettiva sull'opera, mettendo in luce dettagli e sfumature che nella versione orchestrale possono passare inosservati. La scelta del quintetto di fiati non solo rende la sinfonia accessibile a un gruppo più ristretto di musicisti, ma permette anche di esplorare le potenzialità espressive di ciascuno strumento.
Giovanna D'Arco

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